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SE VUOI ESSERE FEMMINISTA, DEVI ESSERE VEGANA – PERCHÈ ALISSA WHITE-GLUZ HA RAGIONE

15 Agosto 2019

Poco tempo fa un’accesa discussione ha sconvolto i forum e i social degli amanti del metal. 

Alissa White-Gluz, cantante degli Arch Enemy, è stata intervistata dalla rivista inglese Kerrang! [1] durante una cena con quattro musicisti vegani -Doyle dei THE MISFITS, John Joseph dei CRO-MAGS, Alissa White-Gluz degli ARCH ENEMY e Sergio Vega dei DEFTONES – 

“Da unica donna presente a questo tavolo, voglio dire una cosa. Tutta l’industria casearia e la produzione di uova, sono uno sfruttamento del ciclo riproduttivo femminile. Ecco perché sempre più spesso le vegane dicono che se vuoi essere femminista, devi essere vegana. La gente si oppone a questa cosa, dicendo cazzate del tipo che non sappiamo di cosa parliamo, ma le cose stanno così. Io sono una donna ed è doloroso sapere che si sfrutta il ciclo riproduttivo di altre specie e quando esso termina, le femmine vengono uccise. Quello che dovete fare è informarvi. Prima non era così facile ma ora hai tutta l’informazione che vuoi a portata di mano”.

Ha inoltre aggiunto:“Essere vegani è l’ultima forma di ribellione. Si tratta di andare contro a tutto quello che ti viene detto di fare. E’ fottutamente più cazzuta di qualsiasi altra cosa tu possa fare”.

“Being vegan is the ultimate form of rebellion,” says Alissa. “It’s taking everything that you’re supposed to do, and going against it. That’s way more fucking badass than anything else you could do!” [2]

I commenti degli utenti medio-bassi si sono scatenati, senza nemmeno andare ad approfondire la questione, e senza nemmeno leggere l’articolo. Frasi sessiste e infamanti contro Alissa, scritte da uomini e da donne, poiché ancora, se una donna parla con intelligenza, rivelando verità scomode e reclamando il suo potere di farsi portavoce per chi diritti non ne ha, le viene negata l’autorevolezza cercando di umiliarla e denigrarla, utilizzando la sua sessualità per ridicolizzarla.

Sorvolo la questione che merita un approfondimento a parte.

Il punto è che Alissa ha tremendamente ragione.

Il femminismo è il riconoscimento della parità sociale, politica ed economica tra i sessi. Essendo il sesso femminile da sempre sottomesso e subordinato rispetto a quello maschile, i movimenti femministi sono stati quelli di liberazione delle donne dall’autorità patriarcale. Ad oggi si parla di femminismo intersezionale, in quanto nella lotta femminista si è presa coscienza di una molteplicità di realtà che necessitano di essere ascoltate e necessitano pari diritti. Il femminismo comprende le donne bi/pan/omosessuali, le donne cis-etero, le donne transessuali, le donne disabili, abbraccia i diritti delle femmine qualsiasi sia la loro etnia, il loro corpo, la loro età, il loro genere ed orientamento. Il femminismo intersezionale lotta anche per liberare gli uomini dalla mascolinità tossica.

Eppure il femminismo intersezionale non si ferma qui, molte persone hanno compreso che se si va oltre le barriere di genere o etnia, bisogna andare anche oltre la specie, considerando e lottando per le femmine che non hanno la fortuna di nascere come esseri umani in un mondo antropocentrico. Il femminismo incontra l’antispecismo, riconoscendo che la subordinazione cui sono sottoposte le donne dagli uomini è uguale a quella cui sono sottoposti gli animali non umani agli umani, o le persone africane ai bianchi. Sessismo, specismo e razzismo vengono dalla stessa matrice dove vi è un padrone e uno schiavo, un privilegiato e uno sfruttato.

Le mucche e le galline sono tra gli individui più sfruttati e torturati al mondo, in modo sistematico, dall’industria casearia e ovaiola. 

Come tutti i mammiferi, e così come le donne, le mucche producono il latte unicamente per nutrire il loro figlio. È una triste leggenda ignorante quella che molte persone continuano a credere, ossia che le mucche producano latte incessantemente. Le mucche non esistono per l’essere umano, non producono latte per gli umani, lo producono unicamente quando sono incinte, per nutrire il loro vitello, come fanno tutte le femmine che diventano madri. Siamo l’unica specie che continua a bere il latte rubandolo ad altri animali, bevendolo anche una volta svezzati, quando non ne abbiamo alcun bisogno (anzi, studi scientifici e le sempre maggiori intolleranze al lattosio dimostrano come sia un alimento nocivo per il nostro organismo [3] Se non è tua mamma, non è il tuo latte).

Ma quindi come è possibile che nei supermercati troviamo costantemente prodotti latto-caseari? 

Le mucche sono state selezionate per produrre più latte possibile. Dall’età di due anni vengono inseminate artificialmente, contro la loro volontà (molti arrivisti parlano esattamente di stupri), trascorrendo in gravidanza nove mesi ogni anno. Una volta nato, il vitello viene subito strappato alla madre e riposto da solo in un box di isolamento minuscolo, alimentato con una dieta apposita per renderlo anemico affinché la carne divenga bianca, le corna gli vengono bruciate, e la sua vita è condannata lì, fino a che non viene ucciso al macello (se maschio, se femmina costretta a subire lo stesso ciclo di tortura della madre)

. La madre nel frattempo viene munta costringendola a produrre quantitativi di latte dieci volte superiori a quelle che avrebbe riservato per il vitello, e dopo tre mesi, mentre è ancora in fase di allattamento, inseminata artificialmente nuovamente per massimizzare la produzione del latte.

Il modo in cui viene sfruttato il ciclo riproduttivo delle mucche, in quanto femmine, è terrificante.

Piangono e muggiscono per giorni chiamando il loro figlio, mentre bloccate negli allevamenti e con ie macchine mungitrici attaccate alle mammelle, vanno incontro a mastiti e pus. Una mucca in natura vive 25 anni, nell’industria lattiero-casearia, letteralmente consumata dal processo alienante cui è sottoposta, inizia a produrre quantità di latte inferiori dopo 4 anni, e dunque condotta al macello, sostituita da una mucca più giovane.

Si assiste spesso al fenomeno delle mucche a terra:  mucche talmente stremate dai ritmi produttivi che non riescono nemmeno ad alzarsi per salire sul camion che le porterà ad essere uccise. Vengono letteralmente trascinate e alzate agonizzanti con funi o pali di trattori, e scaricate nei camion per poi essere uccise.

Anche le galline, in quanto femmine, vengono sfruttate e torturate per il loro ciclo riproduttivo. Che siano allevamenti in batteria, a terra o cosiddetti “biologici”( che come hanno mostrato le investigaizoni di EssereAnimali, di positivo non hanno nulla [4]), vengono stipate in gabbie o in capannoni dove sono ammassate le una sulle altre, costrette a luce artificiale a produrre un quantitativo di uova enorme, e uccise appena la quantità di uova prodotte cala. Lo stress cui sono sottoposte, stipate a migliaia senza poter vedere la luce del sole, le induce ad atti di automutilazione e cannibalismo, per questo viene loro amputato il becco.

Una volta mandate al macello, le galline ovaiole devono essere sostituite con altre galline per continuare il ciclo di produzione delle uova. Per una questione di probabilità, circa il 50% delle uova fecondate darà vita a pulcini maschi. Poiché i pulcini maschi non possono essere utilizzati per la produzione di carne (infatti esiste una razza diversa per l’allevamento di polli da carne) né per la produzione di uova, essi vengono considerati un prodotto di scarto e uccisi immediatamente dopo la nascita, gettati vivi nei tritatutto.

Uguale sorte per le capre, le bufale, le scrofe da riproduzione e per tutti gli animali le cui femmine vengono sistematicamente usate, torturate e uccise per il loro ciclo riproduttivo dagli esseri umani.

ll sessismo va di pari passo con lo specismo, la convinzione che la supremazia umana escluda gli animali dai diritti a cui gli umani hanno diritto. L’idea che gli animali esistano per il consumo umano è simile all’idea che le donne esistono per il piacere maschile. Poiché esiste una disconnessione tra il corpo femminile e la femmina umana, esiste anche una disconnessione tra quel “pezzo di carne” che vediamo sul tavolo e l’essere vivente da cui proviene, nonostante ogni animale sia un individuo con la propria personalità e sensibilità unica. 

Inoltre la maternità è significativa non solo per le femmine umane, ma per tutte le femmine che partoriscono e accudiscono i loro figli. Quello descritto sopra è un processo brutale ma vero, che accade ogni giorno, e che viene sistematicamente nascosto sotto la favola di mucche felici che pascolano desiderose di essere munte dai contadini.

Quindi sì, Alissa White-Gluz ha tremendamente ragione nel dire che per essere femminist* bisogna essere vegan*. Perché il femminismo intersezionale non deve limitarsi alla difesa femmine che appartengono alla nostra specie, così non deve fermarsi a considerare solo le donne bianche, normoabili, cis ed etero. Deve considerare la sofferenza e lo sfruttamento inferto a tutte le femmine, che per la lotteria della vita non hanno avuto il privilegio di nascere umane in una società antropocentrico, e il modo più semplice di combatterlo è non prenderne parte, non essere complice, non mangiare e non comprare i prodotti che derivano da tale sfruttamento, che non sono indispensabili alla nostra salute e che perseguono un sistema brutale in cui l’animale non è altro che un pezzo di una catena di smontaggio, sottomesso e schiavizzato, così come lo erano (e lo sono tutt’ora in molti stati) le femmine umane.

Non giriamo gli occhi, non neghiamo la realtà. La consapevolezza, l’empatia e l’azione diretta attraverso la nostra alimentazione sono le prime armi che abbiamo per poter cambiare la società in meglio.

Il latte è il prodotto dello sfruttamento della capacità riproduttiva del corpo femminile.

Sono il prodotto di stupro, rapimento, tortura e uccisione.

Sono il prodotto di una madre che soffre orribilmente e la cui sofferenza e tortura deve essere presa in considerazione da tutt* coloro che si ritengono femminist*.

[1] https://www.kerrang.com/features/why-every-metal-and-hardcore-fan-should-consider-going-vegan/

[2] https://www.kerrang.com/the-news/arch-enemys-alissa-white-gluz-on-veganism-as-a-form-of-feminism/

[3]  https://www.infolatte.it/salute/latte_cibo_inadatto.html

https://www.peta.org/living/food/reasons-stop-drinking-milk/

https://www.bmj.com/content/349/bmj.g6015

[4] https://www.essereanimali.org/2015/06/cinque-motivi-per-non-mangiare-uova/

Approfondimenti:

https://www.essereanimali.org/2018/12/indagine-mucche-vitelli-maltrattati-latte/

https://www.huffingtonpost.com/samita-sarkar/3-reasons-all-feminists-should-support-animal-rights_b_7299578.html

https://www.peta.org/features/dairy-industry-cruelty/

https://www.essereanimali.org/2016/02/morte-bio-non-esiste/ 

Read this post in: Inglese

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Sofia Righetti

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